Asma Ayari

Il mio nome è Asma Ayari e ho 23 anni. Sono nata a Tunisi nel 1989, ma vivo a Palermo da quando non avevo ancora compiuto un anno. Mio padre, in Tunisia, faceva il vigile del fuoco, e avevo nove mesi quando la mia famiglia si è trasferita in Italia per cercare un futuro migliore. Per me l’Italia e la Tunisia sono un paese solo, il mio.

La prima volta che mi sono sentita giudicata per le mie origini è stato attraverso le parole dei genitori dei miei compagni di classe. Alle elementari ero un’alunna modello e gli adulti si chiedevano se i miei voti non fossero altro che un atto di generosità da parte delle insegnanti. Lo scoglio successivo è stato quando, una volta terminati gli studi superiori all’istituto tecnico per geometri, ho subito cercato di abilitarmi alla professione. A quel punto mi è stata richiesta la cittadinanza. Mi è caduto il mondo addosso: non avevo studiato cinque anni per rimanere con le mani in mano. Poi la cittadinanza che mia madre e mio fratello avevano acquisito mi ha consentito di superare l’empasse. Tra poco potrò diventare geometra, ma nel frattempo studio ingegneria meccanica: voglio progettare aerei, da grande.

Dell’Italia amo l’architettura, amo le città. Ma avverto una sensazione di protezione e di sicurezza ogni volta che metto piede al porto di Tunisi e non riesco a fermare le lacrime. Mi sento a casa. Spesso mi chiamano “tunisina” quasi fosse un’offesa. Io rispondo che sono fiera delle mie origini. Parlo quattro lingue: il francese, l’arabo, l’italiano e il siciliano. Non ho nulla da invidiare agli altri.

A cura di Arci Sicilia

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