Carmen Silva

Ciao a tutti coloro che riusciranno a leggere queste righe, vi saluta Carmen Silva, italiana nata oltre frontiera, con genitori che riposano in pace, uno in Perù e l’altro a Pavia, dove risiedo da 20 anni, con una figlia italiana e un figlio peruviano, ragazzi come tanti altri. Mia figlia studia e fa volontariato in parrocchia, i fine di settimana si diverte con i suoi amici di scuola come vuole la sua età, mio figlio lavora e pratica lo sport con la passione comune a tanti “pazzi” della nazionale italiana.

Sono una donna di 60 anni compiuti, ancora svolgo attività lavorativa retribuita (per fortuna) e, oltre curare la famiglia, mi impegno tuttora nel mondo del volontariato. Io amo la vita con tutto quello che mi ha donato di gioia o difficoltà, amo la terra che mi ha visto nascere, la sua cucina, i suoi profumi, la sua storia, la sua gente, tutte cose che non mi impediscono nella maniera più assoluta di godere una buona pizza o cantare l’Inno di Mameli in Piazza anche se qualcuno lo considera “fascista”. Così come non mi ruba il sonno il fatto di essere chiamata “comunista” se celebro il 25 Aprile con i giovani partigiani o sentirmi dire che aiutare i bisognosi sia un’abitudine dei cattolici per “riparare” le malefatte della propria Chiesa e mi godo la tarantella siciliana quanto la marinera peruviana.
Il discorso che ho fatto è possibile perché godiamo di quella libertà che concede a tutti i cittadini, di pensare, di agire, di essere diversi l’uno dall’altro perché è un principio fondamentale incluso nella nostra Costituzione, vale per me e per tanti altri, però ci sono ancora uomini, donne e bambini, su questo territorio che hanno sì pari doveri, ma non gli vengono riconosciuti pari diritti, nonostante siano persone pienamente integrante della nostra società, che con il loro sforzo e i loro contributi ci permettono di pagare le pensioni dei nostri anziani, persone che mettono radici sul territorio e con i loro figli assicurano il naturale ricambio generazionale di cui l’Italia ha bisogno per non scomparire.

L’informazione ISTAT segnala che la nostra economia in crisi ha beneficiato delle attività economiche degli immigrati con un contributo pari al 9% del Prodotto Interno Lordo, la stessa fonte dice che gli immigrati hanno goduto annualmente di meno di € 60,00 pro capite (sessanta euro a persona) come prestazione di diversi servizi che lo Stato dà a qualunque cittadino. Questo mi fa concludere che gli immigrati sono forti e sono tanti quanti ce ne servono per risollevare l’Italia e quale migliore stimolo se questi uomini, donne e bambini potranno dire domani con orgoglio L’ITALIA SONO ANCH’IO.

A cura dell’Associazione “Ci siamo anche noi” onlus

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