Jan Nawazi
Mi chiamo Jan Nawazi e vengo dall’Afghanistan. Ho 22 anni e sono in Italia da quasi 4 anni e 7 mesi. Per arrivare ho impiegato molto tempo, fatica e ho rischiato la vita.
Adesso qui in Italia mi trovo abbastanza bene, non voglio lamentarmi. Lavoro come pizzaiolo; prima ero un dipendente, da due mesi invece ho una piccola attività per conto mio. Non so come finirà però al momento sono contento. Sto cercando di costruirmi una vita qui in Italia perché nel mio paese non posso tornare e non c’è nessuno che mi aspetta. Il mio futuro è qui e per averlo bisogna lottare.
Ottenere la cittadinanza italiana sarebbe un riconoscimento importante ma so benissimo quanto sia difficile. Nonostante abbia un permesso di soggiorno per protezione internazionale, per cui non è obbligatorio dimostrare di avere un contratto di lavoro, ogni volta che devo rinnovare il permesso mi viene richiesto il contratto. Siamo a questo punto, figurati per la cittadinanza! Comunque, continuo a sperare che un giorno la realtà cambi, so che non sarà facile ma so aspettare.
Tra le persone che conosco sono pochi quelli che sono riusciti a ottenere la cittadinanza italiana. È capitato a un ragazzo di 27 anni del Bangladesh, arrivato in Italia a 4/5 anni e che oggi vive a Bologna con la moglie e il figlio. Quando ha avuto la sua cittadinanza frequentavamo insieme un corso di italiano: era come se avesse vinto al superenalotto, era così contento! Ma era già qui da 22 anni; per una persona come lui, come me, che da quando nasce lotta per sopravvivere, 22 anni sono quasi metà della sua vita.
Sono venuto a conoscenza della campagna “L’Italia sono anch’io” ma purtroppo non posso fare nulla, vorrei ma non posso neanche firmare! Non ha senso solo saperlo e non poter partecipare. Questo è un altro diritto che non abbiamo. Insieme al diritto di voto: uno straniero lavora, paga le tasse, ha una vita tranquilla come gli altri italiani, ma non può votare. Secondo me tutti gli stranieri vorrebbero avere questo diritto e saranno contenti un giorno quando lo otterranno. Anch’io lavoro, anzi lavoro più di altri, pago le tasse, rispetto le leggi, non faccio male a nessuno e poi non posso dire, non posso partecipare; mi piacerebbe un giorno andare a votare per il Consiglio comunale di Bologna, se poi avessi la cittadinanza sarebbe una cosa meravigliosa!
A italiani e stranieri dico che bisogna avere pazienza e allo stesso tempo lottare per i propri diritti, per il proprio futuro e per quello dell’Italia.
A cura di Arci Bologna e dell’Associazione Aprimondo