M. Sherani

Mi chiamo Sherani, sono afgana ma abito in Italia ed in quasi tutti i social network.
Sono nata e cresciuta in guerra. L’Afghanistan è il cuore, l’Asia il corpo. La guerra è per contendersi il cuore. Non abbiamo il sottosuolo dei paesi vicini ma confiniamo ad ovest con l’Iran e ad est con la Cina, attraverso il corridoio del Vacan. Siamo la via della seta tra medio ed estremo oriente. Trattasi di un giardino ove le potenze straniere vengono a combattere la loro guerra fredda utilizzando in primis il popolo afgano. Da un lato l’occidente (USA ed UE) e dall’altro Cina, Russia, Iran. Noi in mezzo.

A cinque anni sono fuggita dall’Afghanistan per il Pakistan con i miei genitori, il mio villaggio e le scuole afghane. Anche un’intera Università si è allocata oltreconfine. Stavamo seduti per terra. Né sedie né banchi. In Afghanistan le scuole erano e sono tutt’ora quasi sempre chiuse. Gli insegnanti guadagnano circa 2.000 afghani pari a 40 euro con famiglia ed affitto da pagare. Nonostante ciò hanno, ancora oggi, l’entusiasmo addosso e la speranza che un giorno finirà. I docenti sono ragazzi delle superiori e non c’è legna per scaldare il rigido inverno né cibo per le mense.

Adesso ho 20 anni e studio Economia, in particolare “gestione aziendale” grazie ad una borsa di studio. Parlo il pashto, il dari (persiano), l’urdu (tra Pakistan ed India), l’arabo, l’inglese e l’italiano. D’estate non studio, lavoro per le Nazioni Unite sempre bisognose d’interpreti. Ho anche lavorato per USAid e quindi per il Ministero Rurale e per la riabilitazione.

Desidero finire i tre anni di corso di laurea, poi la specialistica e poi un master. Se ho fortuna, una seconda laurea. Un domani tornerò nel mio paese e lavorerò per il Ministero dell’Economia. Metterò a servizio il mio sapere. Sognare è permesso, non è vero?

A cura di Unimondo

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